Facciamo un bel giro di presentazioni?

Uno dei momenti più temuti da tutti gli interpreti è quello che in francese viene chiamato “tour de table”, ossia il momento, all’inizio di un incontro, in cui i partecipanti si presentano brevemente dicendo solitamente come si chiamano, il ruolo che rivestono nell’ente che rappresentano e il paese di provenienza. Le difficoltà di questo momento apparentemente innocuo sono, per chi è in cabina, molteplici.

L’interprete si ritrova a sentire e a dover riprodurre una rapida successione di nomi di diversa provenienza

Certo, se il mondo fosse abitato unicamente da persone che si chiamano Mario Rossi o Jack Brown, questo non sarebbe un problema, ma nella vita reale ci sono persone con nomi e cognomi difficili da pronunciare, soprattutto se non si ha familiarità con la loro lingua e cultura, o con il loro accento.

Ogni volta che la parola passa da un partecipante ad un altro, occorre controllare di essere sul canale di uscita corretto

Ipotizziamo di essere ad una conferenza le cui lingue di lavoro sono inglese e italiano. Se parla un partecipante di lingua inglese, farò la mia traduzione sul canale di italiano, che seleziono premendo il tasto corrispondente sulla parte destra della consolle (nel modello in foto, si tratta di uno dei tre tasti A B e C in verticale), ma se dopo di lui interviene un partecipante italiano, dovrò subito cambiare canale e uscire su quello inglese.

E il canale di entrata invece?

Le difficoltà aumentano ancora di più quando si utilizza il relais. Se ad esempio oltre all’italiano e all’inglese, tra le lingue di lavoro della conferenza c’è anche il turco, che io non conosco, quando intervengono partecipanti turchi dovrò, oltre a controllare il canale di uscita, controllare ed eventualmente cambiare anche il canale di entrata per poter sentire la traduzione che fanno i colleghi dal turco all’inglese e tradurre a mia volta dall’inglese all’italiano. Per cambiare il canale di entrata, dovrò premere un altro tasto della consolle (uno dei tasti a b c d e in orizzontale). Nel “tour de table” tutte queste operazioni si ripetono ogni manciata di secondi, ossia ogni volta che il microfono passa da un oratore ad un altro.

Ogni passaggio di microfono è una sorpresa

A questo si aggiunge anche l’elemento sorpresa: a meno che non si conoscano già i partecipanti, durante il giro di presentazioni, ogni volta che la parola passa da un partecipante ad un altro non si sa in anticipo quale lingua sarà utilizzata, quindi ad ogni cambio di oratore di default seleziono come canale di entrata il “floor” (nella foto, quello accanto alla lucina verde) per sentire direttamente il relatore. Tornando all’esempio: se prima c’è stato un partecipante turco e io ero sul canale di entrata inglese, appena lui ha finito la sua presentazione, devo subito selezionare come canale di entrata il “floor” per riuscire a sentire quello che dice la partecipante successiva, perché se lei parla italiano e io sto ancora ascoltando il canale inglese, perderei l’inizio del suo intervento e non potrei tradurne il contenuto.

Insomma: il giro di presentazioni è un vero incubo… Che fare quindi?

Una buona strategia preventiva è chiedere agli organizzatori la lista dei partecipanti, in modo tale da familiarizzare con i nomi e verificare la traduzione dei ruoli e delle relative organizzazioni. E’ sempre utile avere una versione cartacea della lista dei partecipanti in modo tale che in cabina il/la collega possa eventualmente aiutarci ad individuare velocemente il nome giusto all’interno della lista indicandolo.

In alternativa, se non ci viene fornita in anticipo la lista dei partecipanti, se in sala sono stati predisposti i “cavalieri” ossia i cartelli che fungono da segnaposto per i partecipanti, è sempre utile fare un giretto in sala prima dell’inizio dei lavori per fare una rapida carrellata dei nomi, ruoli e organizzazioni che potrebbero essere menzionati nel giro di presentazioni.

Altra strategia, anche se rischiosa: se durante il giro di presentazioni viene chiesto ai partecipanti di dire solo e unicamente il loro nome (cosa abbastanza rara, ma non impossibile) l’interprete può anche decidere di spegnere il microfono in modo tale che chi ascolta la traduzione senta direttamente i relatori, visto che si limitano solo a dire i loro nomi, che non necessitano di traduzione.

Infine, un altro aiuto prezioso in queste situazioni può essere offerto dai tecnici audio che, dalla regia, possono inquadrare di volta in volta il relatore che prende la parola, in modo tale che dal monitor installato in cabina l’interprete possa vedere la persona che parla, ma soprattutto leggere sul “cavaliere” il nome e l’ente di appartenenza.

Emanuela Cardetta
Emanuela Cardetta

Sono un’interprete di conferenza e traduttrice di italiano, inglese, francese e slovacco. Il mio lavoro è aiutare persone che non parlano la stessa lingua a comunicare tra loro in maniera efficace.

Chi sono
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