Avvertimento: questo non è un video allegro, ma fa capire quanto può essere insostituibile la presenza di un mediatore in alcune situazioni, come ad esempio in ospedale. Purtroppo è successo e continua a succedere che in alcuni ambiti la presenza di interpreti professionisti venga considerata accessoria, ma alcuni casi sono più gravi di altri.
Ne sono una dimostrazioni le precarie condizioni contrattuali degli interpreti in servizio in ospedale, a dispetto del prezioso contributo, come anche quelle degli interpreti di tribunale, pagati in misere e tardive vacazioni. Quando riusciremo a cambiare le cose?
Valentina
Posted at 09:56h, 21 DicembreIo sono estremamente d’accordo con quanto scritto e vorrei proprio che questa diventasse la mia professione e che fosse riconosciuta come qualsiasi altra al mondo. Dopo la laurea all’università per interpreti e traduttori, sto per iniziare un master in medicina e farmacologia per potermi specializzare meglio sotto questo punto di vista. Ma come si può presentarsi per questa professione? Ci sono bandi o è sufficiente consegnare il CV alle strutture ospedaliere? So bene che all’estero, specialmente negli Stati Uniti e in altri Pesi europei questa professione è riconosciuta al 100%, ma in Italia? Perché non si riesce a capire l’importanza del ruolo dell’interprete o traduttore in una struttura ospedaliera? Uno volta mi hanno risposto che i medici sanno parlare anche l’inglese…
Emanuela Cardetta
Posted at 08:58h, 30 Dicembre@Valentina, scusami per il ritardo nella risposta. Cerco di rispondere alla tua domanda, pur non potendo (purtroppo) attingere a nessuna esperienza diretta in ambito di interpretazione ospedaliera. In Italia non esiste una normativa unitaria: ogni regione decide in maniera autonoma come gestire le attività di mediazione, quali sono i requisiti/titoli che definiscono un mediatore, in quali ambiti opera, le condizioni di lavoro, ecc. quindi ti tocca cercare informazioni specifiche in base alla regione in cui vivi. Qui dovresti trovare le informazioni che ti servono: http://goo.gl/uF2L3L
Per quallo che posso dirti io, l’esempio che conosco meglio è quello della città in cui vivo (Udine), dove i servizi di mediazione sanitaria sono affidati ad un’associazione composta da mediatori esclusivamente stranieri. In questo caso è privilegiato il criterio dell’appartenenza linguistico-culturale a quello della formazione accademica, cosa che ha aspetti positivi e negativi dal mio punto di vista.
Poi c’è l’esempio dell’ospedale di Rimini, che d’estate offre un servizio di assistenza linguistica in inglese, francese e tedesco H24 e in cui lavorano alcuni miei ex colleghi di università (qui maggiori informazioni https://goo.gl/NMngBB). Purtroppo non so darti informazioni precise su come fare domanda, ma fossi in te contatterei direttamente l’ospedale. Buona fortuna!
Valentina
Posted at 23:27h, 10 GennaioGrazie infinite Emanuela! Sei stata gentilissima!
Emanuela Cardetta
Posted at 07:23h, 11 Gennaio@Valentina, figurati, piacere mio 🙂