Per tutti gli amanti dei podcast, vi segnalo l’episodio del 26 settembre scorso di PRI’s The World in Words dal titolo “Sometimes it’s not what you say or how you say it… it’s the language you pick“. Il programma si concentra sulle conseguenze derivanti dalla scelta di alcuni diplomatici di non usare la propria lingua in ambito istituzionale, ma di usare l’inglese, come ha fatto il Presidente della Turchia Abdullah Gul durante l’ultima Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Se tale scelta può essere vista come un tentativo di andare incontro ai propri interlocutori, si dice nel programma, dall’altra parte può avere conseguenze negative, a cominciare da problemi di comprensione, se non si conosce la lingua straniera ad un livello adeguato. Parlare la propria lingua, invece, dà la possibilità di esprimersi con maggiore libertà, conferisce maggior potere e prestigio alla propria lingua e, cosa molto utile in ambito diplomatico, permette (ahimé per noi) di scaricare la responsabilità di eventuali fraintesi sull’interprete 😉
Questo dovrebbe essere tenuto bene a mente dai diplomatici italiani, che in alcune occasioni non esitano a rinunciare alla possibilità di usare la propria lingua, credendo di poter fare tranquillamente a meno degli interpreti.
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