Panico in cabina: che fare quando l’oratore legge a 1000 all’ora?

Nel migliore dei mondi possibili, prima di un lavoro di interpretazione simultanea l’organizzatore di conferenze ideale invia con largo anticipo agli interpreti tutta una serie di documenti, tra cui: l’ordine del giorno, la lista degli oratori, le presentazioni in power point degli oratori, gli eventuali testi dei discorsi ed altri documenti utili. In alcuni casi agli interpreti viene fornito persino un glossario (monolingue o plurilingue).

Anche se è nell’interesse di tutti che gli interpreti lavorino nelle condizioni migliori (dunque anche con il materiale di cui hanno bisogno)  per svolgere il loro lavoro nel migliore dei modi, nella realtà questo non sempre succede.

Una delle situazioni più complicate derivanti dalla mancata messa a disposizione del materiale agli interpreti è quando gli oratori scelgono di non parlare a braccio, o quantomeno, seguendo una presentazione in power point, e scelgono invece di limitarsi a leggere un testo scritto (dunque, meno ridondante rispetto ad un testo a braccio) e di farlo alla velocità della luce senza neanche dare una copia del discorso agli interpreti.

Al di là della discutibile efficacia dal punto di vista retorico, interpretare in simultanea un discorso scritto, è come nuotare contro corrente: si fa molta più fatica.

E’ chiaro che la cosa migliore sarebbe prevenire il problema chiedendo agli organizzatori o direttamente ai relatori di fornire il materiale in anticipo, o al limite anche qualche minuto prima, ma dato che a volte questo non succede, cosa fare?

  • Mantenere la calma: se nonostante le richieste il discorso non ci è stato dato, allora è meglio farsene una ragione e mettersi nell’ordine delle idee che bisogna limitare i danni.
  • Salvaguardarsi: in alcune situazioni è utile avvertire il pubblico che ci sta sentendo in cuffia che l’oratore sta leggendo velocemente un testo che non ci è stato fornito e che ne riassumeremo il contenuto nei punti più salienti.
  • Non esagerare ad aumentare il ritmo dell’eloquio: anche se stiamo letteralmente rincorrendo l’oratore, non è professionale iniziare a parlare con l’affanno: oltre ad essere ansiogeno per chi ci ascolta, distoglie l’attenzione dal contenuto del discorso.
  • Fare una cernita delle informazioni: le omissioni non vanno mai bene, ma se la velocità è tale da non darci la possibilità di tradurre tutte le informazioni che ci dà l’oratore, allora è meglio fare una scelta e dare precedenza alle informazioni più importanti. Per questo motivo in questi casi è ancora più importante concentrarsi sull’ascolto per capire lo scheletro del discorso ed individuare i punti fondamentali. Da questo punto di vista, il fatto che il testo del discorso sia scritto potrebbe per noi addirittura tramutarsi in un vantaggio, dato che normalmente i testi scritti, diversamente dai discorsi a braccio, sono ben strutturati (ad esempio: introduzione, tesi, argomenti a sostegno della tesi, conclusione).
  • Dare priorità alla sostanza piuttosto che alla forma: una logica conseguenza del punto precedente. Dall’interprete ci si aspetta che produca un testo che, oltre ad essere equivalente come contenuti all’originale, sia anche formulato in una lingua corretta ed elegante. Proseguendo con la metafora natatoria, se ci troviamo con l’acqua alla gola, i nostri sforzi dovrebbero essere canalizzati a evitare di annegare e non a nuotare in un perfetto stile farfalla. Dunque, tornando nella nostra cabina, è meglio evitare di perdere secondi preziosi cercando quella parola perfetta per quella frase che abbiamo sulla punta della lingua ed invece concentrarci a seguire e tradurre il ragionamento.
  • Farsi aiutare dal(la) collega in cabina: questo vale soprattutto per i numeri ed i nomi, che in velocità si perdono facilmente. Se il/la collega scrive gli elementi che potrebbero darci più difficoltà, ci potrebbe fornire una grossa mano.

E voi avete altri consigli da dare per queste situazioni? Vi capitano spesso?

Emanuela Cardetta
Emanuela Cardetta

Sono un’interprete di conferenza e traduttrice di italiano, inglese, francese e slovacco. Il mio lavoro è aiutare persone che non parlano la stessa lingua a comunicare tra loro in maniera efficace.

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