Interpretazione simultanea: i benefici del lavoro di squadra

Anche se dall’esterno potrebbe sembrare che il nostro sia un lavoro da lupi solitari (mezz’ora io – cambio turno – mezz’ora tu, e così via), durante un incarico di interpretazione simultanea (in gergo “quando lavoriamo in cabina”), uno dei fattori che contribuiscono maggiormente al successo del servizio è l’intesa con il/la collega.

Prima del convegno

Una buona collaborazione comincia dalla fase preparatoria. Prima del convegno è sempre molto utile condividere con il/la collega le informazioni, i documenti e i glossari che utilizziamo per prepararci. Lo scambio è abbastanza semplice e spontaneo quando lavoriamo con qualcuno che già conosciamo, ma è un ottimo punto di partenza anche quando lavoriamo con un(a) collega per la prima volta, anche perché diventa l’occasione per rompere il ghiaccio e partire da subito col piede giusto.

Durante il convegno

Avere una buona intesa con il/la collega permette di risolvere e addirittura prevenire eventuali problemi. Ad esempio, è molto comune aiutare il/la collega scrivendo su un foglio di carta posizionato al centro del tavolo elementi  particolarmente ostici del discorso (numeri, nomi di relatori, sigle, liste di Paesi, termini potenzialmente difficili. ecc.) in modo tale che il/la collega possa averli a disposizione in caso di dubbio o se non li avesse sentiti.

Una buona intesa è importante anche per riuscire a fare il cambio del turno di parola in maniera fluida e senza lasciare “buchi”. Quando è possibile, si cerca di far corrispondere il cambio turno degli interpreti con il cambio di oratore, ma se un discorso diventa eccessivamente lungo, è opportuno chiedere il cambio al(la) collega, che deve essere pronto/a a cogliere la richiesta. Ovviamente queste comunicazioni di servizio avvengono nella maggior parte dei casi con il linguaggio non verbale perché abbiamo il microfono aperto, quindi è fondamentale sviluppare la capacità di capirsi al volo.

Fare un lavoro di squadra vuole anche dire fare fronte comune in caso di imprevisti. Ad esempio: se il cliente ci chiede di registrare la nostra interpretazione o di lavorare due ore in più senza modificare le condizioni contrattuali è bene elaborare una strategia comune e rispondere al cliente in maniera univoca.

Un ultimo beneficio, ma non per questo meno importante: stabilire una buona collaborazione con il/la collega ci permette di lavorare in maniera molto più piacevole e senza inutili tensioni che andrebbero per forza di cose a influire negativamente sulla nostra resa, oltre che sul nostro umore.

Sia chiaro: ci saranno sempre colleghi/e più simpatici/he di altri/e, ma credo che sia sempre importante sforzarsi di fare sempre un lavoro di squadra perché interpretare non è una gara a chi fa la prestazione migliore. Non siamo stati reclutati per far vedere quanto siamo bravi, ma per far capire a chi ci ascolta quello che dicono i relatori.

Aggiornamento: in coda a questo post avevo inserito un video molto divertente realizzato qualche anno dalla DG Interpretazione della Commissione europea che mostrava con ironia cosa non fare in cabina per non disturbare il/la collega. Purtroppo il video non è più disponibile.

Emanuela Cardetta
Emanuela Cardetta

Sono un’interprete di conferenza e traduttrice di italiano, inglese, francese e slovacco. Il mio lavoro è aiutare persone che non parlano la stessa lingua a comunicare tra loro in maniera efficace.

Chi sono
2 Comments
  • Nautilus
    Posted at 09:19h, 15 Ottobre Rispondi

    Bellissimo il video! Ma perché al tizio hanno messo una parrucca? Tra l’altro è un filmato da rivedere più volte perché è pieno di chicche.

    Chiaro che, a fronte di un video del genere, mi viene subito da chiederti una cosa, o meglio, ti propongo un’idea per un prossimo post: dare conto di qualche aneddoto curioso e divertente che ti è capitato (senza che nessuno dei tuoi colleghi posso sentirsi riconoscibile, si capisce).

    Leggendo il post, invece, mi ha sorpreso (perché è un mondo che non conosco) il fatto che gli interpreti si alternano tra loro; al che mi viene da chiederti quando dura in media un turno (so già che risponderai “dipende”, infatti ho scritto “in media”).

    Comunque, bello questo articolo. Tieni conto che, per noi non addetti ai lavori, tutto ciò che suona in qualche modo come un “dietro le quinte” risulta sempre gustoso e interessante.

    • Emanuela Cardetta
      Posted at 09:44h, 15 Ottobre Rispondi

      @Nautilus grazie mille del tuo commento, mi fa piacere che il post ti sia piaciuto! Per quanto riguarda il video, probabilmente si è messo la parrucca solo per apparire ancora più buffo.
      Penserò alla tua proposta di post, grazie dell’idea 🙂
      Un turno di simultanea dura in media 30 minuti, ma come hai intuito, effettivamente dipende 🙂 Ad esempio, i primi e gli ultimi turni della giornata sono spesso più brevi e se si può si cerca di tradurre un relatore ciascuno, quindi se un relatore parla per 40 minuti si cerca di ritardare il cambio di turno fino alla fine dell’intervento.

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