Come prevenire i problemi tecnici durante l’interpretazione simultanea a distanza?

Come sappiamo, dall’inizio della pandemia l’attività congressuale è sospesa e sono mesi ormai che noi interpreti siamo lontani dalle nostre amate cabine, ad eccezione di chi lavora per le istituzioni e di chi si serve di hub di interpretazione.

All’improvviso il nostro lavoro è passato dal vagare in giro per il mondo indossando tailleur e scarpe eleganti, al trascorrere intere giornate davanti a uno schermo a districarsi tra piattaforme di RSI (interpretazione simultanea a distanza) e a interpretare a distanza con le pantofole ai piedi.

Nonostante il cambiamento traumatico per la maggior parte di noi, ritengo che siamo una categoria fortunata perché comunque possiamo continuare a lavorare grazie all’RSI: una soluzione pratica, ma piena di insidie se non ci si prepara nel modo giusto.

In questo post farò una lista di quello che un interprete può fare per evitare problemi tecnici in vista di un incarico di interpretazione simultanea a distanza. (In questo post invece ho parlato più in generale di come prepararsi a una conferenza).

Prima del convegno

  • Innanzitutto è indispensabile avere a disposizione attrezzatura affidabile: io ho delle cuffie con microfono incorporato (questo modello) e mi trovo bene, ma alcuni colleghi utilizzano cuffie e microfono separati e dicono di trovarsi ugualmente bene. Eventualmente predisporre anche un secondo set di cuffie, fondamentali quando si lavora su Zoom per sentire il/la collega.
  • Tutte le piattaforme di RSI consigliano vivamente di servirsi di una connessione internet via cavo, e non di una rete WiFi, in quanto più affidabile e di controllare che la qualità della propria connessione abbia determinati parametri di qualità (ad esempio qui si può testare la connessione).
  • Alcuni colleghi si sono procurati anche un generatore per avere la certezza di non perdere la connessione neanche in caso di black out.
  • Esistono ormai moltissime piattaforme di RSI, spesso simili nella concezione, ma è sempre bene fare una formazione quando si lavora per la prima volta con una nuova piattaforma per essere certi di avere una certa familiarità con i vari comandi.
  • E’ sempre consigliabile predisporre due dispositivi: uno per collegarsi alla piattaforma di RSI e seguire il convegno, e uno per fare le ricerche e consultare i dizionari. (L’aspetto positivo dell’RSI è che, a differenza della simultanea in presenza, almeno non dobbiamo andare ogni volta alla ricerca della presentazione giusta, perché i relatori con ogni probabilità condivideranno il loro schermo per mostrarla ai partecipanti).

Il giorno del convegno

  • E’ sempre bene concordare in anticipo con il/la collega il metodo da utilizzare per comunicare per essere certi di non perdere nessun messaggio per strada. Normalmente le piattaforme di RSI hanno una chat interna, ma alcuni interpreti preferiscono utilizzare la chat di whatsapp o di skype perché temono di scrivere per sbaglio sulla chat comune di tutti i partecipanti (con conseguenze potenzialmente nefaste se in quel momento stanno condividendo con il/la collega il proprio stato d’animo in reazione a un relatore che parla alla velocità della luce!).
  • La differenza principale tra le piattaforme sta nel meccanismo per il passaggio di turno con il/la collega. E’ sempre bene essere certi di avere una certa familiarità con il meccanismo e concordare con il/la collega la durata approssimativa dei turni.
  • Ricordiamoci di controllare il meccanismo di attivazione e disattivazione del microfono: su alcune piattaforme occorre spegnere manualmente il microfono anche se abbiamo passato la parola al collega (teoricamente possono essere entrambi accesi).
  • Poco prima di iniziare la conferenza prepariamo l’ambiente: prendiamo una bottiglia di acqua e uno snack, togliamo la suoneria del cellulare, stacchiamo il telefono fisso, controlliamo la temperatura della stanza, allontaniamo cani e bambini e, se necessario, appendiamo un cartello fuori dalla stanza in cui ci troviamo per scoraggiare eventuali visite 🙂
  • Per essere certi che sia tutto a posto, colleghiamoci con largo anticipo e facciamo un test prima dell’inizio della conferenza.

E se qualcosa va storto?

Questo è quello che un interprete può fare per prevenire i problemi, ma degli imprevisti fuori dal nostro controllo possono comunque capitare. In questo caso cosa possiamo fare, oltre a tentare di mantenere i nervi saldi?

  • Se stavamo lavorando noi, innanzitutto comunichiamo al(la) collega che abbiamo un problema e passiamogli/le la parola per non interrompere la traduzione.
  • Aggiorniamo la pagina della piattaforma oppure chiudiamola e riapriamola.
  • Controlliamo che la connessione internet funzioni correttamente (con il link precedente).
  • Se la piattaforma offre questa possibilità, contattiamo l’assistenza tecnica.
  • Come ultima spiaggia, se la piattaforma lo permette, colleghiamoci all’evento usando il cellulare come router oppure direttamente col cellulare (alcune piattaforme hanno app apposite con cui collegarsi in caso di emergenza).

Interpretazione simultanea a distanza: 10 consigli per i relatori

A causa della pandemia di Covid-19, negli ultimi mesi moltissimi di noi si sono ritrovati volente o nolente a lavorare da casa, e anche chi non era particolarmente avvezzo alle videoconferenze, ha dovuto imparare velocemente a orientarsi tra piattaforme e strumenti tecnici con cui fino a quel momento non aveva particolarmente familiarità.

Nel caso di videoconferenze multilingui, si fa generalmente ricorso all’interpretazione simultanea a distanza o RSI, di cui ho spiegato il funzionamento nel post precedente. In questo, post vorrei dare alcuni consigli a chi è chiamato a intervenire come relatore in occasione di videoconferenze in cui si farà ricordo all’RSI.

Ma prima una premessa importante: i relatori dovrebbero attenersi a queste indicazioni non semplicemente per rendere la vita più semplice agli interpreti, ma soprattutto per far sì che quello che dicono arrivi nella maniera più completa possibile ai partecipanti per permettere un vero scambio di idee.

Alcune delle indicazioni che dovrebbero seguire i relatori sono le stesse di qualsiasi evento multilingue tradizionale in cui si fa ricorso all’interpretazione simultanea in presenza (di cui ho parlato in questo post), a cui si aggiungono altre indicazioni specifiche per le modalità a distanza.

  1. Mandare presentazione / slide / appunti in anticipo agli interpreti. Pratica sempre gradita, a maggior ragione quando si lavora in RSI, perché, oltre alle difficoltà “normali” si aggiungono quelle tecniche, motivo per cui sapere in anticipo di che cosa parlerà il relatore aiuta moltissimo.
  2. Trasmettere i video in anticipo. I video creano non di rado problemi tecnici, quindi meglio evitare improvvisate: è vivamente consigliato di trasmetterli in anticipo al moderatore per verificare se possono essere visionati durante la videoconferenza, e fare in modo che siano inviati anche agli interpreti, che in caso contrario non potranno tradurne il contenuto.
  3. Scegliere un ambiente tranquillo. Non credo che sia necessario spiegare che non è il massimo intervenire in una videoconferenza con un bambino che urla o un cane che abbaia in sottofondo, e questo né per l’interprete, né per gli altri partecipanti.
  4. Controllare la connessione. Per assicurare uno svolgimento della videoconferenza senza intoppi bisogna poter contare su una buona connessione internet. Se è possibile, è sempre preferibile utilizzare una connessione via cavo. Al contrario, è meglio evitare di collegarsi usando il cellulare come router, tranne in casi di forza maggiore.
  5. Familiarizzare con la piattaforma. Le piattaforme di videoconferenza sono solitamente molto intuitive, ma è sempre meglio dare un’occhiata prima dell’inizio della videoconferenza per essere certi di sapere dove si trovano i comandi principali (accensione di microfono e webcam, condivisione schermo, ecc). Per alcune piattaforme è anche prevista una brevissima formazione per i relatori, che è sempre molto utile.
  6. Accendere la webcam (e posizionarla bene). So bene che alcuni non amano essere ripresi da una webcam o magari non vogliono mostrare l’interno della propria casa per proteggere la propria privacy (in questo caso però è possibile inserire uno sfondo, ad esempio ecco la procedura per chi usa Zoom). Tuttavia, per gli interpreti è molto di aiuto vedere la persona che parla perché le componenti non verbali del discorso concorrono alla trasmissione del messaggio. In secondo luogo, vedere il volto di chi parla è utile anche per i partecipanti che ascoltano la traduzione, perché riescono a capire subito che c’è stato un cambio di relatore, non potendo basarsi sul cambio di voce (che è sempre quella dell’interprete).
  7. Utilizzare cuffie e microfono. Per gli interpreti è fondamentale che la qualità dell’input (ossia il discorso del relatore) sia buona. Per questo è vitale utilizzare delle cuffie con microfono esterno e non il microfono integrato del PC o del cellulare. Quindi va da sé che posizionare un unico PC al centro della stanza con i relatori tutti intorno che parlano a 2-3 metri di distanza vuol dire mettere gli interpreti in seria difficoltà.
  8. Togliere la mascherina. Certo, siamo nel bel mezzo di una pandemia, ma quando si interviene in una videoconferenza indossare la mascherina non è di grande aiuto perché rende l’eloquio meno chiaro. Nel caso ci siano più persone, sarebbe meglio andare in un’altra stanza in modo da non essere più obbligati a portare la mascherina.
  9. Spegnere il microfono quando non si parla. In caso contrario alle cuffie dell’interprete arriveranno, oltre alle parole del relatore, fastidiose interferenze.
  10. Non accavallarsi. Oltre a essere indice di buona educazione, aspettare il proprio turno per prendere la parola durante le videoconferenze multilingui è l’unico modo per far sì che quello che si dice arrivi agli altri partecipanti, perché in caso di sovrapposizioni gli interpreti non capiranno nulla di ciò che viene detto, e di conseguenza non saranno nelle condizioni di poter tradurre nulla.

E voi avete altri consigli?

Interpretazione simultanea a distanza: un primo bilancio

Il Covid-19 ha avuto un impatto enorme su tutti i settori economici, pur con enormi differenze. Per noi interpreti l’impatto è stato devastante, perché il nostro contesto lavorativo standard sono convegni, conferenze o trattative commerciali: la quintessenza degli assembramenti. Fortunatamente però, dopo i primi mesi di stordimento in cui tutto sembrava essersi fermato, è comparsa una luce: l’interpretazione simultanea a distanza, per gli amici RSI (dall’inglese remote simultaneous interpreting).

Pur avendo cominciato a prendere piede ben prima dell’arrivo della pandemia, l’interpretazione simultanea a distanza ha subito una vera e propria esplosione in tutto il mondo solo durante il lockdown. Ma prima di tutto, come funziona? (Chi ne conosce già il funzionamento può saltare il prossimo paragrafo).

Si tratta di una modalità di interpretazione in tutto e per tutto sovrapponibile all’interpretazione simultanea, con la differenza che non avviene all’interno di una cabina insonorizzata installata nel luogo dell’evento, ma attraverso specifiche piattaforme online. In pratica: l’interprete, munito di una cuffia con microfono, si collega tramite un PC alla piattaforma, attraverso la quale sente e vede i relatori come in una normale videoconferenza e a sua volta produce la sua resa nell’altra lingua. Il pubblico ascolta la traduzione dell’interprete collegandosi alla piattaforma con un computer o un cellulare (in questo caso con un’app) e inserendo il codice identificativo dell’evento.

Dopo aver lavorato in queste modalità negli ultimi mesi attraverso varie piattaforme di RSI, in questo post vorrei fare un primo bilancio, mettendo in luce alcuni vantaggi e svantaggi dell’interpretazione simultanea a distanza dal punto di vista dell’interprete.

I VANTAGGI

Lavorare nonostante la pandemia. Grazie all’RSI possiamo continuare a lavorare senza mettere il naso fuori casa, un vantaggio non da poco vista la gravità e instabilità della situazione. Gran parte degli interpreti sono liberi professionisti con partita iva senza entrate fisse, dunque per pagare le bollette dobbiamo fatturare.

Il mondo è mio. Lavorare in RSI ci permette di accedere a incarichi che in presenza sarebbero stati inaccessibili per motivi geografici: non tutti i clienti possono permettersi di e/o sono disposti a pagarci un biglietto per un volo intercontinentale per farci lavorare all’annuale convention mondiale della loro azienda. Invece grazie all’RSI possiamo lavorare il lunedì per un cliente che si trova in Canada e il martedì per un cliente in India senza muoverci da casa. Certo, il fuso orario potrebbe essere un po’ difficile da gestire, ma questo è un altro discorso 🙂

Conciliare lavoro e vita familiare. Personalmente considero la componente dei viaggi uno degli aspetti più belli del lavoro dell’interprete, ma di contro è anche vero che, quando si ha una famiglia, a volte stare tanto tempo lontani da casa può comportare qualche difficoltà. Grazie all’interpretazione simultanea a distanza, questo problema non c’è perché i tempi di trasferta sono azzerati o comunque ridotti drasticamente.

I mini convegni. Dalla comparsa dell’interpretazione simultanea a distanza hanno iniziato a prendere sempre più piede eventi come webinar, seminari o dibattiti dalla durata molto breve, spesso sotto le due ore, pensati per venire incontro ai partecipanti che fanno più fatica a mantenere viva l’attenzione a lungo davanti allo schermo di un PC. In questo tipo di contesti, probabilmente pochi organizzatori avrebbero messo a disposizione il servizio di simultanea in presenza, scoraggiati dai costi, troppo elevanti per un incontro che magari dura solo 30 minuti. Al contrario, l’RSI si presta moltissimo a questo tipo di eventi, tanto che credo che rimarrà la soluzione ideale per questi contesti anche dopo la fine della pandemia.

GLI SVANTAGGI

Problemi tecnici. Intendiamoci: si può fare moltissimo per prevenire i problemi tecnici (usare la connessione via cavo, accedere alla piattaforma tramite il browser consigliato, lavorare con attrezzatura tecnica di qualità, ecc), ma se nonostante gli accorgimenti si verifica un problema, e non è un caso così raro, è molto più difficile risolverlo senza un tecnico presente sul posto. Le piattaforme solitamente forniscono un servizio di assistenza, ma a volte non è sufficientemente rapido.

Il dumping sociale. Come dicevo al secondo punto dei vantaggi, grazie all’RSI possiamo lavorare per clienti di tutto il mondo, ma di contro questo vuol dire che anche i clienti possono avere accesso a interpreti di tutto il mondo senza vincoli geografici e potrebbero decidere che preferiscono collaborare con colleghi che si trovano in zone in cui vengono applicate tariffe più basse delle nostre.

Che solitudine. L’interpretazione simultanea è un lavoro di squadra, ma con l’RSI la dinamica cambia drasticamente. Certamente possiamo comunicare con i colleghi tramite la chat della piattaforma, ma non credo di aver bisogno di spiegare che scrivere su una chat non è come parlare faccia a faccia. Con l’interpretazione simultanea a distanza aiutarsi a vicenda diventa molto difficile e scambiare due chiacchiere durante le pause non è che un lontano ricordo.

Dove sono i relatori? Durante un convegno in presenza avere la possibilità di scambiare qualche parola con i relatori è sempre molto utile perché abbiamo la possibilità di domandare chiarimenti, chiedere presentazioni o semplicemente abituarci un po’ al loro modo di parlare. Con l’interpretazione simultanea a distanza questa possibilità semplicemente non c’è.

E voi che ne pensate dell’RSI come interpreti? O anche come relatori o partecipanti?

Il relais: che cos’è e come gestirlo al meglio

Nei convegni con molte lingue di lavoro in cui si fa ricorso all’interpretazione simultanea, laddove non tutti gli interpreti hanno nella loro combinazione linguistica tutte le lingue di lavoro del convegno, si fa spesso ricorso al relais, una conformazione organizzativa che, per essere efficace, richiede qualche cautela. Per chi non sapesse cos’è il relais, segue una breve spiegazione. Chi invece lo sa, può passare direttamente al paragrafo successivo.

Facciamo un esempio pratico: c’è una conferenza che ha come lingue di lavoro italiano, tedesco e russo con due cabine, quella di russo<>italiano e quella di tedesco<>italiano. Sia gli interpreti della cabina di russo che quelli della cabina di tedesco lavorano dall’italiano verso la propria lingua e viceversa, ma gli interpreti di russo non hanno il tedesco e, viceversa, quelli di tedesco non hanno il russo, quindi che si fa quando prendono la parola i relatori di russo? Come si fa ad assicurare la traduzione verso il tedesco? E viceversa, dal tedesco al russo? Semplice, si passa dall’italiano. Ovvero, quando un relatore parla russo, gli interpreti di russo traducono dal russo all’italiano. Gli interpreti di tedesco “prendono il relais” da loro, ossia ascoltano la traduzione dei colleghi russi verso l’italiano e a loro volta traducono verso il tedesco. In poche parole: il relais consiste in un’interpretazione in due tappe, da A a B, e poi da B a C, poiché non si può passare direttamente da A a C.

Nel relais c’è qualcuno che “dà il relais” e qualcuno che lo “prende” ed è fondamentale che tutti gli interpreti coinvolti in questo doppio passaggio prestino massima attenzione affinché il messaggio dell’oratore arrivi a tutti gli uditori in maniera accurata e completa, senza perdersi  nei vari passaggi. Se per l’interprete che “prende il relais” non c’è un ampio margine di manovra, perché non può fare altro che fidarsi di quello che dice il collega, l’interprete che “dà il relais” invece, sapendo di essere gravato da una doppia responsabilità, può intervenire adottando alcune premure per agevolare, nella misura del possibile, il compito del collega. Eccone alcune:

  • innanzitutto dovrebbe controllare con attenzione di “uscire” sul canale audio giusto, in modo tale che la sua resa possa essere ascoltata dal pubblico in sala e dal collega che “prende il relais”
  • nella misura del possibile, spezzettare le frasi in modo da alleggerire la struttura (la cosiddetta “salami technique”), evitando catene di subordinate e utilizzando in maniera corretta ed oculata i connettori logici per facilitare la comprensione del filo logico
  • rallentare il ritmo quando vengono riportati nomi propri (difficili da cogliere se le lingue sono particolarmente distanti) o cifre (sempre potenzialmente problematiche)
  • cercare di mantenere un ritmo il più possibile omogeneo, evitando rallentamenti e accelerazioni

Insomma: quando si lavora con il relais produrre una resa pulita diventa ancora più cruciale.

E voi, avete esperienze con il relais?