Webcam o non webcam, questo è il problema

Anche se da qualche mese a questa parte molti di noi interpreti hanno ritrovato l’ebbrezza di lavorare in presenza con altri esseri umani in carne e ossa, a causa della pandemia, per molti le giornate sono ancora scandite dall’alternarsi delle riunioni sulle varie piattaforme di interpretazione a distanza.

Uno dei cambiamenti più evidenti tra l’interpretazione in presenza e a distanza riguarda la visibilità dell’interprete. Lavorando in presenza, l’interprete è ben visibile, soprattutto nelle modalità dell’interpretazione consecutiva e di trattativa e in questi contesti la presenza fisica dell’interprete è un fattore cruciale, poiché il linguaggio non verbale aiuta a trasmettere il messaggio da tradurre (a questo proposito, in questo post ho trattato il tema della gestualità dell’interprete).

Nell’interpretazione a distanza esiste un modo per garantire la visibilità dell’interprete: basterebbe accendere la webcam, ma è opportuno farlo? Per rispondere a questa domanda bisogna fare innanzitutto un distinguo: si lavora in simultanea o in consecutiva?

Quando si lavora a distanza in simultanea a mio avviso attivare la webcam non è una buona idea perché rischierebbe di distrarre chi ascolta che, per cogliere il massimo della comunicazione, dovrebbe ascoltare l’interpretazione, ma guardare il relatore, in modo da avere accesso a tutti gli aspetti della comunicazione non verbale. Inoltre, relatore e interprete apparirebbero entrambi in video e finirebbero per confondere chi ascolta e magari non conosce perfettamente il meccanismo dell’interpretazione (“Perché ci sono due persone che parlano insieme? E perché ne sento solo uno? Chi dei due devo guardare?”).

Quando si lavora a distanza in consecutiva, il contesto è un po’ diverso perché non si parla contemporaneamente: parla prima il relatore per una porzione di intervento di circa 5 minuti, e poi l’interprete traduce quanto appena detto sulla base dei suoi appunti. In questo caso attivare la webcam potrebbe essere d’aiuto perché evita a chi ascolta 5 minuti di “vuoto visivo” durante la traduzione e perché permette all’interprete di comunicare anche attraverso le famose componenti di comunicazione non verbale di cui si è parlato prima. Tuttavia, è ovvio che apparire in video durante l’interpretazione consecutiva impone all’interprete una certa “disciplina”, in particolare un abbigliamento consono e uno sfondo adeguato (esiste una varietà infinita di sfondi virtuali, oltre che sfondi fisici da attaccare alla poltrona).

Detto questo, come regola generale, a mio avviso la decisione di apparire o meno in video durante l’interpretazione a distanza, che sia simultanea o consecutiva, va ponderata attentamente e soprattutto concordata con il cliente.

Emanuela Cardetta
Emanuela Cardetta

Sono un’interprete di conferenza e traduttrice di italiano, inglese, francese e slovacco. Il mio lavoro è aiutare persone che non parlano la stessa lingua a comunicare tra loro in maniera efficace.

Chi sono
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