Interpretazione estrema: Beppe Grillo a Oxford

Qualche mese fa Beppe Grillo è stato in visita all’Università di Oxford, accompagnato da un interprete che ha tradotto il suo intervento in inglese. Per chi non avesse visto il video, invito a guardarlo a questo link:

Al di là di ogni valutazione politica, che esula completamente dai temi trattati in questo blog, questo intervento mostra tutte le difficoltà che un interprete si augura sempre che non si presentino durante un lavoro di questo tipo. Eccone alcune:

  • il relatore parla ininterrottamente e non lascia il tempo di tradurre
  • dice cose assolutamente imprevedibili, passando di palo in frasca
  • il discorso è privo di ogni struttura, con frasi che vengono aperte e spesso non chiuse
  • il relatore utilizza ironia e barzellette come se piovesse
  • di tanto in tanto il relatore tenta di scavalcare il suo interprete facendo ricorso a un inglese zoppicante
  • il relatore interagisce direttamente con il suo interprete (“il mio traduttore è muto“, “traduttore traditore“)
  • si sprecano i giochi di parole intraducibili (“l’homeless è erectus, non si può più sdraiare“; “noi siamo alla bassezza della situazione“)
  • non mancano scambi accesi e toni polemici col pubblico (per di più a volte fuori microfono)
  • l’interprete traduce da solo per oltre un’ora
  • il relatore fa riferimenti difficili da capire per i non italiani (bunga bunga)
  • e infine il tutto è condito con un po’ di turpiloquio

Insomma, un vero incubo! Di fronte a tutte queste difficoltà, il malcapitato interprete riesce miracolosamente a rimanere lucido e fa ricorso a una strategia di sopravvivenza: facendo leva sulla sua complicità, certamente pregressa, con il relatore, diventa di fatto la sua “spalla”, partecipando come parte attiva allo spettacolo messo in scena da Grillo, con tanto di gesti, versi e mimica facciale pronunciata.

Dal punto di vista della gestione dei contenuti, inizialmente l’interprete tenta di utilizzare la tecnica dell’interpretazione consecutiva, ma ben presto si ritrova a dover fare delle sintesi abbastanza estreme perché il relatore non gli permette di inserirsi e accumula troppo ritardo. Prova più volte a reagire, ad esempio quando il presidente chiede all’interprete di tradurre, lui cerca di recuperare i contenuti esposti precedentemente dal relatore (“so, if we take a step back…“), ma l’esuberanza del relatore ha puntualmente la meglio su di lui. A un certo punto l’interprete tenta persino di rivolgersi direttamente a Grillo per chiedergli di tradurre in santa pace (“but can I translate the answer first?“) ma anche questa strategia finisce per rivelarsi poco efficace.

Successivamente, nella seconda parte dell’intervento, l’interprete decide di cambiare strategia e passa alla tecnica dell’interpretazione di trattativa: così facendo riesce a trasmettere molti più concetti rispetto alla prima parte, con lo svantaggio però di far perdere fluidità al discorso.

Il risultato finale è esilarante ma, al di là del risvolto comico, la gestione dell’interpretazione è stata tutt’altro che ottimale. L’interprete è stato a dir poco brillante ed è riuscito a padroneggiare la situazione estrema con grande intelligenza, ma è innegabile che, soprattutto nella prima parte dell’intervento, il pubblico che non capiva l’italiano si è certamente sentito escluso e ha perso una parte consistente di ciò che ha detto il relatore.

In questa situazione sarebbe stato di gran lunga preferibile optare per l’interpretazione simultanea, che avrebbe assicurato probabilmente meno intrattenimento, ma più completezza e accuratezza dei contenuti. In questo caso la consecutiva non era assolutamente la tecnica più adatta perché si presta a discorsi ben strutturati (e a relatori meno effervescenti!). Con la simultanea invece, l’interprete o meglio gli interpreti avrebbero potuto stare al passo con il ritmo incalzante del relatore e gestire più facilmente le sue frasi interminabili e slegate utilizzando la “tecnica del salame”, che permette di suddividere una lunga proposizione in tanti pezzettini per riuscire a controllare meglio i contenuti.

Morale della favola: quando si è in pista bisogna ballare, ma è sempre meglio lavorare in condizioni ottimali. E questo è uno dei motivi per cui è meglio rivolgersi sempre a un interprete professionista qualificato in grado di consigliare la tecnica di interpretazione più adatta per ogni contesto.

Emanuela Cardetta
Emanuela Cardetta

Sono un’interprete di conferenza e traduttrice di italiano, inglese, francese e slovacco. Il mio lavoro è aiutare persone che non parlano la stessa lingua a comunicare tra loro in maniera efficace.

Chi sono
2 Comments
  • Beatrice Balducci
    Posted at 09:06h, 08 Aprile Rispondi

    ho guardato solo qua e là qualche secondo, ma davvero quell’interprete ha avuto vita difficile. Chapeau! grazie per aver condiviso questa perla!

    • Emanuela Cardetta
      Posted at 13:31h, 08 Aprile Rispondi

      Bealtrice, grazie a te per il tuo commento 🙂 Era doveroso esprimere un po’ di solidarietà al povero collega malcapitato.

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