Oggi è la Giornata Europea delle Lingue, un evento organizzato dal Consiglio d’Europa che si ripete ogni anno dal 2001. L’obiettivo dell’iniziativa è celebrare la ricchezza linguistica del nostro meraviglioso continente e promuove l’apprendimento delle lingue. Consiglio vivamente a chi fosse interessato a saperne di più di dare un’occhiata al sito ufficiale dell’iniziativa, dove è possibile trovare moltissime informazioni, un ricchissimo programma di eventi e molti giochi e curiosità sul tema delle lingue. Ad esempio io stamattina ho scoperto che a Londra si parlano 300 lingue e che in italiano esiste questo palindromo: O mordo tua nuora o aro un autodromo. Buona lettura!
Ennesima vittoria del multilinguismo nell’Unione Europea
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea con sede a Lussemburgo ha accolto oggi un ricorso dell’Italia, che chiedeva l’annullamento di alcuni bandi di concorso emanati dalle istituzioni europee nel 2008-2009 in quanto pubblicati integralmente solo in inglese, francese e tedesco. Come riportato dal Sole 24 Ore, il ricorso è stato accolto poiché la mancanza di una versione del bando in lingua italiana causava una “disparità di trattamento” tra i candidati.
Anche se in questo caso l’esito dei concorsi sotto accusa non sarà modificato, questa sentenza sottolinea ancora una volta l’importanza del principio del multilinguismo poiché garanzia della parità di diritti dei cittadini dell’Unione Europea. La lingua è potere e se un cittadino italiano (o di un altro Stato Membro dell’UE) si vede privato della possibilità di utilizzare la propria lingua per competere ad un concorso pubblico, per comunicare con le istituzioni europee o per controllare il lavoro svolto dai propri rappresentanti, vuol dire che oltre ad essere calpestato il principio del multilinguismo, viene meno anche uno dei pilastri dell’architettura europea, la democrazia, poiché quel cittadino verrà automaticamente penalizzato solo perché è nato in un Paese la cui lingua ufficiale non è l’inglese, il francese o il tedesco.
Come riconoscere un (non) interprete
Ho scelto di fare l’interprete perché questo lavoro ha a mio avviso moltissimi aspetti positivi: si incontrano molte persone interessanti, si viaggia molto, si fa qualcosa di utile per gli altri e ogni giorno si impara qualcosa di nuovo.
In Italia, però, gli interpreti ed i traduttori (insieme ad altre categorie professionali) devono scontrarsi quotidianamente con un grande ostacolo: la mancanza di un albo professionale che possa garantire il riconoscimento della professione ed il rispetto di standard etici e qualitativi.
Questo carenza si traduce non solo in una serie di gravi svantaggi a livello fiscale, ma anche in una vera e propria anarchia che pervade il mercato e che rende difficile distinguere i professionisti qualificati da chi si improvvisa tale senza alcun tipo di qualifica o esperienza.
A pagare le spese di questa mancanza di regolamentazione non sono solamente i professionisti che sono costretti a fare la guerra dei prezzi al ribasso con chi offre tariffe più basse (e spesso indecenti) senza fornire nessuna garanzia di qualità del servizio, ma anche i committenti, che fanno fatica a riconoscere professionisti qualificati e ricevono prestazioni scadenti.
Per buttarla sul ridere, ecco un esempio di un interprete improvvisato tanto divertente quanto inadeguato: il personaggio di Alex tratto dal divertente ed intenso film del 2005 Ogni cosa è illuminata. Ecco il trailer del film in versione originale (in inglese), molto più divertente della versione italiana:
A proposito del fai-da-te… Pat e Mat
Leggendo nei giorni scorsi il divertente post “La logica del bricolage” sulla filosofia slovacca del fai-da-te, mi sono venuti in mente Pat e Mat, protagonisti di famose serie di film di animazione cecoslovacche creati da Lubomír Beneš e apparsi per la prima volta nel 1976.
Pat e Mat sono due eroi pasticcioni, che si dedicano al fai-da-te combinando solo guai, ma grazie alla loro perseveranza ed all’inesauribile ottimismo, finiscono sempre per trovare una soluzione.
Dopo essere apparsi per la prima volta nel 1976 nel film Kuťáci (I pensatori), Pat e Mat sono stati protagonisti delle serie … A je to! (… Ce l’abbiamo fatta!) dal 1979 al 1985, Pat a Mat (Pat e Mat) dal 1989 al 1994, “Pat a Mat” se vrací (Pat e Mat il ritorno) nel 2003 e Pat a Mat na venkove (Pat e Mat in campagna) dal 2009 al 2011 per un totale di 86 episodi.
Ecco un episodio del 1985 dal titolo Hrnčiari (I vasai):
Oltre ad essere molto divertenti, Pat e Mat offrono uno spaccato della Cecoslovacchia durante il regime comunista. A questo proposito, è interessante notare che all’inizio Pat indossava un maglione giallo e Mat uno rosso. Questa scelta fu giudicata dal regime un riferimento troppo esplicito a Cina e Russia, tanto che il maglione di Mat diventò grigio per poi tornare rosso solo nel 1989.
Per maggiori informazioni, ecco il sito ufficiale di Pat e Mat (in inglese, ceco e polacco) ed il sito dei fan (in inglese).
Il gergo del mondo del vino
Ogni settore ha il suo gergo, ed il mondo del vino può davvero vantare una lingua a sè. Ecco la pubblicazione di ieri del bellissimo blog in lingua inglese Lingua file, dedicato a questo tema.
Visto l’argomento, non posso fare a meno di inserire un link ad uno dei video di Antonio Albanese in versione sommelier…
Attenzione alla punteggiatura!
La punteggiatura costituisce uno degli aspetti più trascurati dell’apprendimento di una lingua straniera, ma anche della traduzione. Anche se in misura variabile, le regole della punteggiatura variano da una lingua all’altra e, se trasgredite, possono arrivare anche a ostacolare la comunicazione. Vediamo alcune delle differenze più significative in relazione all’uso della punteggiatura tra italiano, inglese, francese e slovacco.
Le virgolette
In italiano ed in inglese vengono normalmente utilizzate le virgolette alte.
- IT “In che posso ubbidirla?” disse don Rodrigo, piantandosi in piedi in mezzo alla sala.
- EN The sign changed from “Walk,” to “Don’t Walk,” to “Walk” again within 30 seconds.
Tuttavia, mentre in italiano punti e virgole rimangono fuori dalle virgolette (a meno che tra le virgolette non ci siano interi periodi), in inglese questi segni della punteggiatura sono inclusi fra le virgolette, come mostra l’esempio precedente.
In francese, invece, vengono solitamente preferite le virgolette basse che, diversamente dall’italiano e dall’inglese, vengono precedute e seguite da uno spazio:
- FR Il se tourna vers moi et me demanda : « Avez-vous l’heure ? » .
In slovacco, infine, le virgolette usate più comunemente sono queste:
- SK: Akcia „Deti deťom“ bola mimoriadne úspešná. (Trad: L’iniziativa “Bambini ai bambini” ha avuto uno straordinario successo).
Gli spazi
Diversamente da italiano, inglese e slovacco, in francese il punto interrogativo, il punto esclamativo, il punto e virgola, i due punti e, come abbiamo appena visto, le virgolette, richiedono una spazio sia prima che dopo.
- FR La planète se réchauffe ; les glaciers reculent d’année en année.
- EN Call me tomorrow; I will give you my answer then.
- IT Il sapiente Socrate ebbe a dire: “Questo solamente io so, di non saper nulla”.
- SK Jednotky času sú: hodina (h), minúta (min), sekunda (s). (Trad: Le unità di tempo sono: ora (h), minuto (min), secondo (s) ).
La virgola
Mentre tra francese, italiano e inglese l’utilizzo della virgola è abbastanza simile, in slovacco presenta significative differenze di uso. Essa è obbligatoria prima delle seguenti parole: aby (al fine di), že (che), ale (ma), ktorý/ktorá/ktoré (il/la quale), či/ak/keby (se). Ad esempio:
- SK Oznamujeme Vám, že Vašej žiadosti nemôžeme vyhovieť. (Trad: Le/ vi annunciamo, che non possiamo accogliere la sua /vostra richiesta)
Inoltre, si usa anche per separare la proposizione principale dalla secondaria:
- SK Chcela by som vedieť, či je nejaký vzťah medzi dlhodobou nezamestnanosťou a dôchodkovým poistením? (Hospodárske noviny). (Trad: vorrei sapere, se c’è una correlazione tra disoccupazione di lunga durata e assicurazione pensionistica).
La lettera maiuscola
Anche nell’uso della lettera maiuscola ci sono alcune differenze tra le varie lingue. In italiano, l’uso della maiuscola non è una scienza esatta (come dice l’Accademia della Crusca) ed è inoltre oggetto di continue evoluzioni. Negli ultimi anni, ad esempio, ho spesso osservato il diffondersi della “maiuscolite” nella lingua italiana: tutto diventa improvvisamente talmente importante da meritare la lettera maiuscola. Ma torniamo a noi…
Una delle differenze più significative nell’uso della lettera maiuscola riguarda la nazionalità. Diversamente dall’italiano, in francese e in slovacco la nazionalità prende la lettera maiuscola, ma solo quando si tratta di sostantivi. Ad esempio:
- FR les Français, les Belges, les Québécois ma le peuple français.
- SK Jedia Francúzi francúzske zemiaky, Španieli španielske vtáčiky a Rusi ruské vajcia? (SME). (Trad: i francesi mangiano le patate francesi, gli spagnoli gli uccellini spagnoli e i russi le uova russe? Mia nota: la frase è tratta da un articolo sui giochi si parole che riguardano le nazionalità)
In inglese, invece, la lettera rimane maiuscola anche nel caso di aggettivi:
- EN We spent our holidays in a small French town. (Cambridge online dictionary).
In italiano, poi, per esprimere la nazionalità si utilizza sempre la lettera minuscola:
- IT Setter: razza di cane da caccia da ferma inglese; hanno pelo lungo, morbido e ondulato (Treccani online).
A proposito dell’utilizzo della lettera maiuscola, in slovacco esiste una particolarità: i pronomi personali alla seconda persona singolare e plurale, normalmente prendono la lettera maiuscola, in segno di rispetto e cortesia. Si tratta di un fenomeno che esiste anche in italiano, anche se negli ultimi anni è caduto in disuso, tranne che in contesti molto formali. Consiglio a questo proposito questo interessante articolo del Lunario. Ecco un esempio in slovacco:
- SK Tešíme sa na skoré stretnutie s Vami a ostávame s pozdravom (Trad: Attendiamo un incontro con lei /voi entro breve e porgiamo i nostri saluti)
§: una particolarità dello slovacco
Segnalo infine un simbolo che viene utilizzato in slovacco e che personalmente non avevo mai incontrato nelle altre lingue a me conosciute. Si tratta del simbolo §, utilizzato per segnalare un paragrafo o un articolo legislativo. Esso si scrive con uno spazio sia prima che dopo.
- SK … podľa § 36 ods. 2 Zákonníka práce… (Trad: …secondo l’articolo 36, comma 2 del codice del lavoro…).
Le mie fonti per questo articolo
Per chi volesse approfondire il tema della punteggiatura in diverse lingue, segnalo questo articolo.
Laddove non diversamente specificato, le informazioni e gli esempi utilizzati in questo articolo sono stati tratti dalle seguenti fonti:
- Punteggiatura italiana: Grammatica italiana dossier
- Punteggiatura inglese: Grammarbook.com
- Punteggiatura francese: La ponctuation.com
- Punteggiatura slovacca: UCPS.com
L’identità slovacca
La Slovacchia non è certamente il Paese più famoso del mondo. Quando mi capita di dire ad amici e conoscenti che vivo qui, mi capita spesso di sentire risposte quali: “Dove sei, a Lubiana?”, oppure “Ah, sì, in Cecoslovacchia”, o ancora “La capitale è Budapest, vero?”. Una persona era addirittura convinta che la Slovacchia fosse una regione dell’Austria!
Nonostante la Slovacchia sia vicinissima al nostro Paese, possiamo usare come attenuanti di questa mancata conoscenza le sue piccole dimensioni (5 milioni di abitanti, quanto la Sicilia) e la sua giovane età (appena 20 anni).
Non sorprende quindi che che gli italiani (ma non solo loro) non sappiano in cosa consista la “slovacchità”. Ad esempio, non credo che esistano barzellette infarcite di stereotipi che cominciano con “c’erano un tedesco, uno slovacco e un italiano…”.
Quello che sorprende, però è che sembrerebbe che neanche gli slovacchi stessi sappiano quali elementi siano alla base della loro identità nazionale.
Guardiamo ad esempio questa vignetta realizzata dall’UE prima che la Slovacchia diventasse Stato Membro.
Il titolo dice Il perfetto europeo dovrebbe essere… Seguono poi per ogni stato membro le caratteristiche ironicamente più salienti, come ad esempio: silenzioso come un italiano, simpatico come un tedesco, bravo a cucinare come un britannico, bravo a guidare come un francese, sobrio come un irlandese, e così via. Nella vignetta campeggia un punto interrogativo seguito da … come uno slovacco, come invito rivolto ai cittadini di inviare suggerimenti. Si tratta di una campagna finalizzata a costruire l’identità europea, ma getta luce sulla (mancata) identità slovacca.
In questi interessanti articoli apparsi in italiano su Buongiorno Slovacchia (prima parte e seconda parte) lo scrittore slovacco Pavel Vilikovský, attraverso un’attenta analisi storica, affronta la questione della “slovacchità”, ritenuta poco vivace, con la grande eccezione dei miti, tra i quali cita Cirillo e Metodio e Juraj Janušik, il Robin Hood slovacco: “il vuoto creato da una storia (…) rinnegata viene colmato dai miti, che essendo più vaghi e romantici sembrano, ad alcuni slovacchi, più idonei dei fatti per conquistare un riconoscimento generale”.
Il rapporto degli slovacchi con la storia appare ancora molto conflittuale, tanto che Vilikovský afferma che “dietro alla sensazione che il nostro passato – o anche il presente, a dire il vero – non sia sufficientemente glorioso, si cela sempre la solita, vecchia mancanza di autostima e fiducia in se stessi”.
Finalmente anche i francesi parlano di “bacio alla francese”
E’ da poco uscita l’edizione 2014 dell’autorevole dizionario francese Le Petit Robert. Tra i nuovi arrivati spicca il verbo “galocher”, ossia baciarsi alla francese, come ci segnala puntuale il Time.
Per me è arabo!
Perché in italiano per dire che non si capisce qualcosa si usa l’espressione idiomatica “questo per me è arabo”? Alcuni potrebbero rispondere che il motivo è che la lingua araba è una lingua complicata. Non avendo mai studiato l’arabo, sono abbastanza d’accordo con questa affermazione, ma dall’altra parte penso anche che esistano altre lingue difficili, laddove la difficoltà non è un concetto assoluto, ma variabile a seconda delle lingue e delle culture.
La percezione della difficoltà di una lingua, infatti, varia moltissimo da una cultura all’altra. Guardiamo quali espressioni vengono utilzzate in altre lingue.
I francesi hanno un’espressione identica a quella italiana per dire che qualcosa è incomprensibile, ossia c’est de l’arabe, ma utilizzano anche versioni alternative, come c’est de l’hébreu (è ebraico) / c’est du chinois (è cinese) / c’est de l’iroquois (è irochese). Per maggiori approfondimenti sulle origini e l’uso delle versioni francesi di questa espressione, consiglio questo meraviglioso sito.
Gli inglesi invece se la prendono con i greci e utilizzano l’espressione this is Greek to me.
Gli slovacchi, poi, associano l’incomprensibilità alla penisola iberica e utilizzano l’espressione to je španielska dedina (è un paesino spagnolo). Secondo l’autorevole testata slovacca Pravda l’origine dell’espressione risale al XVI secolo ed è dovuta al fatto che in alcune città spagnole ci sono stradine strette nelle quali è facile perdersi.
Gli Sto Múch: una canzone slovacco – italiana
Qualche giorno fa sono andata a sentire un concerto di un gruppo slovacco che si chiama Sto Múch (tradotto letteralmente sarebbe 100 mosche).
Si tratta di un gruppo molto popolare, con uno stile eccentrico e molto ironico, sia come impatto visivo, che come genere musicale. Le loro canzoni sono in slovacco, ma con mia grande sorpresa, una era in italiano. Si chiama “Našiel som talianský slovnik” (Ho trovato un dizionario italiano).
Ecco la canzone: godetevela, c’è da sbellicarsi!